LA PROTESI D’ANCA

LA PROTESI D’ANCA

L’articolazione dell’anca o coxo-femorale si stabilisce tra la testa del femore e l’acetabolo del bacino.
Questa articolazione permette movimenti di flessione ed estensione, di chiusura e di apertura delle gambe (abduzione e adduzione) e movimenti di rotazione.

Figura 1 Un’artroprotesi d’anca e l’articolazione anatomica

Le cause principali di un impianto di protesi d’anca sono:

  • L’artrosi: una degenerazione della cartilagine intrarticolare che può essere dovuta a cause non ben definite oppure ad una predisposizione genetica. La riduzione di cartilagine a livello di questa articolazione porta ad un’usura importante dei capi ossei coinvolti. L’artrosi può portare quindi ad una sintomatologia dolorosa importante, accompagnata da una limitazione funzionale che può precludere alla persona alcune attività della vita quotidiana ed inficiare negativamente sul cammino.
  • Artriti: stati infiammatori a carico delle articolazioni caratterizzato da una progressiva distruzione del tessuto osseo e cartilagineo, con conseguente deformazione dei capi articolari.
  • Fratture importanti a carico della testa del femore, dove il tessuto osseo non supporta un intervento di osteosintesi.

La protesi d’anca può essere essenzialmente di due tipi: cementata o non cementata.
Nel primo caso le componenti metalliche sono fissate ai capi ossei grazie ad un particolare “cemento” nel secondo caso non vi è questo collante e le componenti metalliche sono fissate per pressione.
Il percorso riabilitativo di queste due varianti di artroprotesi è completamente differente: mentre la prima ha un recupero più breve la seconda, nonostante abbia un recupero più lento, è più “longeva” e facilmente sostituibile, per questo viene preferita per i pazienti più giovani.

Figura 2 Protesi d’anca.

La Fisioterapia ha un ruolo fondamentale nella riabilitazione della protesi d’anca.
Un fatto che la maggior parte delle persone ignora è che è fondamentale eseguire un ciclo di Fisioterapia già prima del’intervento chirurgico, in preparazione all’intervento stesso. È importante avere una forza ed una lunghezza muscolare ottimale per avere un recupero post-intervento più rapido e consapevole. Inoltre, il Fisioterapista si occupa di educare ai movimenti a cui bisognerà prestare attenzione dopo l’intervento e a suggerire l’acquisto degli eventuali ausili necessari, in un primo momento, per il rientro a domicilio.

Già dal primo giorno dopo l’intervento è possibile camminare con l’ausilio di un deambulatore e con l’aiuto di un Fisioterapista: questo perché è fondamentale un approccio riabilitativo tempestivo e mirato.
In una prima fase gli obbiettivi riabilitativi sono:

  • Riduzione della sintomatologia dolorosa.
  • Recupero range di movimento rispettando il dolore del paziente, attraverso una mobilizzazione precoce.
  • Recupero precoce della deambulazione con gli ausili opportuni in base alle indicazioni ortopediche.
    Il Fisioterapista educa al corretto utilizzo di questi ausili.
  • Recupero della forza muscolare.
  • Educazione ai movimenti da evitare, considerati troppo “stressanti” per la nuova protesi e potenzialmente lussanti.

Successivamente si intensificheranno i carichi e la richiesta muscolare per ritornare ad un recupero funzionale ottimale per la persona protesizzata, lavorando in un’ultima fase sulla propriocezione.

 

Le domande più frequenti sulla protesi d’anca 

Cosa non fare dopo l’intervento all’anca?

R: Ci sono alcuni movimenti a cui il paziente deve prestare attenzione, in quanto sono considerati movimenti che “stressano” il nuovo impianto protesico come ad esempio:
– Sedersi su sedie basse, con le ginocchia ad un’altezza più alta rispetto a quella del bacino.
– Incrociare o accavallare le gambe o le ginocchia.
– Chinarsi in avanti per raccogliere qualcosa mantenendo le ginocchia estese.
– Sdraiarsi sul fianco senza avere un cuscino in mezzo alle gambe.

Quanto dura la riabilitazione dopo la protesi d’anca?

R: La durata della riabilitazione dopo la protesi d’anca varia da soggetto a soggetto, in quanto vi sono dei fattori personali da tenere in considerazione quando si parla di tempistiche di recupero (età, peso, situazione funzionale pre-intervento…). Il recupero completo, in media, avviene all’incirca dopo 2/3 mesi dall’intervento.

Quando lasciare le stampelle dopo la protesi d’anca?

R: Anche il recupero nell’autonomia della deambulazione è soggettivo e dipende da molti fattori. In linea generale le stampelle, se lo stato di salute generale lo consente, possono essere abbandonate dopo 4/6 settimane dall’intervento.

Quando si può guidare la macchina dopo un intervento all’anca?

R: La maggior parte dei sedili delle auto hanno una seduta molto bassa e questo comporta che l’anca si fletta a più di 90°; inoltre anche salire e scendere dalla macchina, nel primo periodo dopo l’intervento, è un movimento a cui prestare particolare attenzione, per questo motivo si può tornare alla guida non prima di 6 settimane dall’intervento.

Come far scendere dal letto una persona con protesi d’anca?

R: Non è importante il lato da cui si scende dal letto, si può appoggiare per prima sia la gamba operata che quella sana; l’importante è evitare di girarsi sul fianco. È quindi opportuno portare entrambe le gambe fuori dal letto, facendole scorrere sulle lenzuola, senza mai incrociarle o accavallarle e aiutandosi con le braccia, mettersi seduti.

Come si svolge l’intervento all’anca?

R: L’intervento generalmente avviene in anestesia epidurale, ma dopo la visita con l’Anestesista si valuterà se agire diversamente.
La via d’accesso all’articolazione più utilizzata è quella postero-laterale, le componenti ossee e cartilaginee danneggiate vengono rimosse e sostituite da componenti metalliche. In particolare la testa del femore viene sostituito da uno stelo che termina con una testina in ceramica che si inserisce nel cotile, una coppetta di metallo concava fissata al bacino.

Quando è necessario l’intervento all’anca?

R: Una protesi d’anca è indicata nei casi di dolore intenso o nel caso in cui le patologie connesse a questa articolazione, influenzino la persona nello svolgimento delle attività della vita di tutti i giorni e la limitino.
Alcune fratture complesse di femore necessitano di un intervento di artroprotesi.

Quanto tempo serve per camminare dopo la protesi all’anca? Come camminare dopo la protesi d’anca?

R: Già dal primo giorno post operatorio, se le condizioni cliniche generali sono favorevoli, è possibile fare qualche passo con l’aiuto del Fisioterapista e con l’utilizzo di un deambulatore, in modo tale da non sovraccaricare le strutture. Il training del cammino nella protesi d’anca è quindi molto precoce.
In base alle indicazioni ortopediche si passerà quindi, dall’utilizzo di un deambulatore e poi all’utilizzo di stampelle in una prima fase, per passare successivamente ad una sola stampella (che si userà dal lato sano) ed infine ad un cammino senza ausili.