Intervento alla colonna? No, grazie!

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Che cos’è l’ERNIA DEL DISCO?

Tra le vertebre che costituiscono la colonna vertebrale troviamo i dischi intervertebrali: dei cuscinetti che hanno la funzione di ammortizzare il peso che grava sulla colonna e che ne favoriscono i movimenti.

Questi dischi sono formati da due componenti: un nucleo e un anello fibroso. Quest’ultimo è costituito da un tessuto resistente che impedisce la possibile fuoriuscita della sostanza nucleare.

Nei soggetti giovani, i dischi intervertebrali sono molto resistenti ed è difficile, anche in seguito ad un’azione violenta, che un disco sano subisca una lesione.

Tuttavia, dopo i vent’anni, si assiste ad una graduale e normale degenerazione delle fibre che costituiscono l’anello fibroso che, anche in seguito a deboli sollecitazioni può portare allo “stravaso” del nucleo: questo può procedere fino a raggiungere il margine del disco dando origine alla patologia nota come “ernia del disco”. Il nucleo erniato può in tal caso comprimere il midollo spinale o le radici nervose vicine, causando dolore.

ERNIA DEL DISCO e LOMBALGIA

Il 65% delle ernie discali si trova a livello lombare e molto spesso si pensa che siano la causa delle lombalgie di cui spesso soffriamo.

Per lombalgia si intende una sintomatologia dolorosa, un dolore per lo più penetrante a livello lombare.

Il dolore è spesso associato ad una concomitante limitazione della mobilità del rachide.

La lombalgia è un quadro molto diffuso, è stato calcolato che circa l’80% della popolazione mondiale ne ha sofferto almeno una volta nella vita.

Il 50% dei giorni di lavoro persi per malattia muscolo-scheletrica è dovuto alla lombalgia.

Uomini e donne ne soffrono in eguale misura in una fascia di età compresa tra i 30 e i 50 anni. Il grado di invalidità dipende dal grado di sopportazione del dolore dell’individuo e dalla causa scatenante della lombalgia.

Tra le cause principali della lombalgia ci sono quelle di natura meccanica: circa il 97% dei casi. Di questa percentuale, l’85% dei casi sono cause idiopatiche: cioè non vi è una causa specifica della lombalgia; rientrano in questa categoria i fenomeni degenerativi di tipo artrosico. Solamente il 12% dei casi sono cause specifiche: fratture osteoporotiche, ernia discale, stenosi del canale vertebrale, spondilolistesi, gravi quadri di scoliosi o ipercifosi.

Da questi dati si evince quindi che nella stragrande maggioranza dei casi l’ernia del disco non è il fattore determinante della lombalgia anzi, le cause molto spesso non si conoscono e non sono specifiche.

Ha quindi senso sottoporsi ad un intervento per risolvere un dolore che statisticamente può non essere dovuto all’ernia discale?

COME CONTRASTARE IL DOLORE?

Prima di prendere in considerazione un intervento chirurgico, per risolvere problematiche che potrebbero essere collegate ad un’ernia discale, sarebbe comunque opportuno iniziare un trattamento di tipo conservativo.

Affidarsi quindi a Fisioterapisti per avere una valutazione obbiettiva del tipo di dolore ed un’analisi articolare e muscolare personalizzata per capire se vi sono altri fattori che possono contribuire a questa sintomatologia.

Il trattamento conservativo ha sicuramente una serie di vantaggi notevoli rispetto a quello chirurgico:

  • Non ha controindicazioni.
  • È più immediato.
  • Non necessita né di un periodo di ricovero né di un periodo di guarigione.

Il trattamento conservativo rimane comunque la prima strada d’elezione da intraprendere per contrastare la sintomatologia dolorosa.

IN COSA CONSISTE IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO?

In una prima parte il Fisioterapista esegue una valutazione del paziente in cui si indaga il tipo di dolore, la sua insorgenza, se vi sono condizioni che lo acuiscono o che lo riducono in modo tale da determinare possibili cause e possibili soluzioni.

Dopo la prima valutazione iniziale oltre ad un trattamento che può essere di tipo manuale è fondamentale redigere un programma personalizzato di esercizi da svolgere, sotto supervisione, per andare a lavorare su 3 componenti principali: la mobilità del rachide, l’allungamento e il rinforzo muscolare.

Possono essere utili, al fine di raggiungere questi obbiettivi, strumenti quali il Pilates o la ginnastica posturale.

In un primo momento è fondamentale quindi ridurre la rigidità a cui si può andare incontro per colpa del dolore: molto spesso crediamo che il riposo e l’immobilità portino giovamento. Nella maggior parte dei casi è assolutamente sbagliato e sconsigliato, anzi, l’attività fisica ed il movimento, attivando il circolo sanguigno maggiormente, eliminano molti cataboliti dell’infiammazione: responsabili del dolore.

Soprattutto a livello del rachide è fondamentale sbloccare le posture viziate dovute ad esempio alla nostra attività lavorativa (si pensi a chi lavora a computer o a chi spesso viaggia per lavoro oppure a chi smuove carichi pesanti) che incidono negativamente sul nostro stato di salute. Questo non significa adottare una postura “corretta” bensì conoscere come modificarla.

In palestra si possono poi svolgere esercizi di stretching statico e dinamico ed in un’ultima fase esercizi di rinforzo di specifici gruppi muscolari. Ad esempio rinforzando la core stability ed i muscoli erettori della colonna.

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